venerdì 18 ottobre 2013

Decadenza civica

"Non posso non intendere la dichiarazione degli `undici più uno´ senatori come una mozione di sfiducia nei miei confronti". La litote un po' barocca di Mario Monti è l'ultimo (forse?) suo contributo come leader di Scelta Civica. In guerra aperta con Mario Mauro e l'"ala dei popolari" che strizza l'occhio al Pdl, il professore annuncia di dimettersi da Sc per iscriversi al gruppo misto. 

Senatore a vita e premier dopo un giorno dalla nomina. Leader di un partito senza essere candidato in nessuna circoscrizione, ma presente soltanto nel simbolo, per la serie: un nome, una garanzia. Prestato alla politica con un tono come a dire "lo dovevo fare", twittatore per necessità, protagonista controvoglia di un "prima e dopo" Empy (il cane che gli mise in braccio Daria Bignardi), Monti è infine stato mangiato dai suoi commensali.

Al netto delle colpe e delle pugnalate di chi con Monti ha tessuto dei rapporti, Scelta Civica è rimasta una grande incompiuta, un ennesimo tentativo di costruire un centro artificale equidistante dalle "ali estreme", come Monti le ha spesso chiamate. Per lui, la creazione di Sc significava un'innovazione nella politica italiana e una vera alternativa all'immobilismo. Ci sembra che il risultato sia l'esatto contrario. I conti non tornano, come lo spread. 

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