mercoledì 18 aprile 2012

Franco Zotti e la Lega in mutande verdi

Sobrietà leghista dopo i lingotti di Belsito? Eccola qui. Il candidato al comune di Gorizia di nome Franco Zotti si mette in mutande - naturalmente verdi - e spadone di Alberto da Giussano per protestare contro i tagli del governo. Peccato non essere residente lì per votarlo. E soprattutto per conoscerlo. Ma possiamo sempre telefonargli, dato che pubblica anche il suo cellulare. 








sabato 14 aprile 2012

I modi e i tempi sbagliati di Elsa Fornero

Elsa "Grimilde" Fornero è fantastica perché riesce a fare arrabbiare sindacati, confindustria, cittadini e buona parte della classe politica. Io non entro nel suo campo tecnico, né ho la competenza per sviscerare la sua riforma. Faccio però, semplicemente, notare che Fornero non ha un briciolo di astuzia comunicativa, anche se con le lacrime in diretta era partita bene.

Oggi è riuscita a dire almeno due cose impopolari. La prima: "Non siamo un governo senz'anima, non ci piace aumentare la tassazione, ma è difficile tagliare la spesa improduttiva". Parbleu: se non ci riesce un ministro, che bisogna fare? Certo è più facile aumentare benzina e sigarette.

La seconda, in risposta a una battuta di Bonanni sul governo: “Le battute facili le lascio a quelli che ne hanno molte. Io non ne ho, sono piemontese e sono abituata a lavorare anche e a dispetto delle battute facili e magari sprezzanti che vengono fatte". Elsa, te lo dico da piemontese, perché lo sono e ne sono orgoglioso: lasuma sté (lasciamo stare). Peraltro, complimenti per aver scelto il momento totalmente sbagliato per fare affermazioni del genere: per info, telefonare in via Bellerio, sede della Lega Nord.

Per finire, Fornero sfida tutti dicendo che "se la riforma non passa, il governo va a casa". Attenzione, ministro: in molti potrebbero accogliere l'invito.

venerdì 13 aprile 2012

Santanché e il chiodo fisso Nilde Iotti

Daniela Santanché forse crede di essere sempre nel privé del Billionaire e di poter quindi parlare a cavolo deglutendo un calice di Crystal. Invece era ospite alla Zanzara su Radio 24 e ha paragonato Nilde Iotti a Nicole Minetti, perché "tutto il mondo è paese. Una compagna comunista da amante a presidente della Camera dimostra che le scorciatoie aiutano. Se non fosse stata l’amante di Togliatti non credo sarebbe mai diventata presidente della Camera. Anche la Minetti non doveva diventare consigliere regionale, ma le scorciatoie c’erano ieri e ci sono anche oggi, forse un tempo era peggio”.


Un chiodo fisso, quello di Santanché, che sempre alla Zanzara nel 2010 dichiarò: "Anche se Nilde Iotti è stata la prima amante e forse ha fatto la presidente della Camera perché era l’amante di Togliatti e cosa diciamo, che la Iotti era un escort?"


Ricordiamo, nuovamente, a Daniela che Nilde Iotti è diventata presidente della Camera quindici anni dopo la morte di Togliatti e che ha ricoperto per tredici anni quel ruolo. Ma ricordiamole anche che Nilde Iotti, a meno di colpi di scena, non fosse pagata per mentire ai processi, non si occupasse di finte nipoti di Mubarak da andare a prendere in questura, non sia stata eletta in una lista blindata con sospette firme falsificate. Ma queste sono sottigliezze per una donna come Daniela Santanché, secondo cui "non si diventa presidente della Camera per merito, ma per interessi politici". Forse è il suo desiderio, allora? 

giovedì 12 aprile 2012

Lusi e quei 13 milioni che spuntano

"Mamma mia dammi 13 milioni, che la Margherita voglio sfogliar". 
"13 milioni io te li do, ma le indagini no no no". 



mercoledì 11 aprile 2012

Una lacrima sul viso

E' il trend di questi mesi, il pianto in diretta (o in registrata). Che siano politici di lungo corso o tecnici. Noi, invece, le lacrime le abbiamo da tempo esaurite. 





domenica 8 aprile 2012

venerdì 6 aprile 2012

Sarkò e la lettera di 34 pagine

Il presidente scrive ai francesi prima delle elezioni. Non avrà esagerato? 




Ah, la grandeur. Nicolas Sarkozy in Bruni ha fanfaronato il suo programma elettorale per essere rieletto presidente francese, spiegando le sue ricette anti crisi condite, naturellement, da un po' di anti europeismo che, di questi tempi, non guasta. Nulla di eccezionale, se non fosse che Sarkò spiegherà le sue intenzioni anche con una lettera di 34 pagine che invierà ai francesi in 6 milioni di copie


Ora, va bene che noi cugini italiani abbiamo visto transitare nelle nostre cassette postali capolavori quali "Silvio Berlusconi, una storia italiana" e, quindi, non possiamo scandalizzarci. Una domanda però, mi sorge spontanea, anzi due. La prima: Sarkò, ma che c'hai scritto in 34 pagine? La seconda: ma chi sarà il francese che si prenderà la briga di leggerla? 


Nota a margine: oltre ad abbattere metà boschi della Savoia per la carta necessaria, l'Eliseo ci fa sapere che la lettera (sarebbe meglio dire il pamphlet, vista la lunghezza) sarà disponibile anche on line, arricchita (ancora?) di contenuti foto e video. Ah, la grandeur

L'Umberto dopo Silvio: il tramonto dei totem

Anche i totem, abbiamo visto, hanno la loro data di scadenza. E' il turno di Umberto Bossi, che da leone ferito accusa i magistrati di Roma ladrona, incolpa se stesso di aver scelto i figli prima della Lega e, con un colpo di coda, lascia un velo di suspence sulla sua ricandidatura. Che non avverrà. Ma Bossi, come il suo amico (e a volte nemico) Silvio Berlusconi, non può e non vuole uscire di scena, almeno non del tutto.


I due, entrambi in età da bocciofila, sanno di essere sul viale del tramonto: infatti, mettono in scena un dialogo a distanza in pieno stile De Amicis. Per Silvio, le dimissioni di Umberto sono "un colpo al cuore". Umberto ricambia, dicendo: "Berlusconi ci sarà rimasto male". 


Oggi, a pochi mesi di distanza dalle dimissioni di Berlusconi, la politica perde l'altro leader dei partiti fondati sul capo, seppur molto diversi. Forza Italia nacque in laboratorio, la Lega dai mal di pancia popolari che Bossi seppe intercettare. Dalla parte di Berlusconi, manager rampanti e starlette. Da quella di Bossi, dentisti bergamaschi e pasionarie badanti. Di qui, i circoli della Libertà, dei quali ancora è incerta l'esistenza. Di qua, le sezioni valligiane che fomentavano il popolo delle partite Iva. In comune, una grande strategia comunicativa, finché è durata. E finché, soprattutto per la Lega, non è tornata indietro con il "così fan tutti" dello scandalo che stiamo scoprendo in questi giorni. Il bello, probabilmente, deve ancora venire. E forse, data la vena mitologica della Lega, non è da escludersi un'epurazione in stile rupe tarpea di un po' della sua classe dirigente. Tanto per cominciare, Luca Zaia ha dato la sua opinione sul Trota Renzo Bossi, dicendo:  "In famiglia ne basta uno. Sennò, facciamo come i baroni dell'università o come negli ospedali". Un altro colpo al cuore per il Senatùr. Sipario. 

mercoledì 4 aprile 2012

Belsito e Lusi chiudono la seconda Repubblica?

Aumenta la voglia di "pulizia etnica" di un sistema che, dopo Tangentopoli, non è cambiato di una virgola 




E così il cerchio (anche quello magico) si è chiuso. Anche la Lega è ladrona. Anche il suo tesoriere Francesco Belsito è nel ciclone. Anche Umberto Bossi si unisce al coro delle spese "a mia insaputa", dopo Claudio Scajola, dopo Carlo Malinconico, dopo la Margherita di Rutelli. Senza dimenticare, per non far torto a nessuno, la vicenda di Filippo Penati, giusto per citarne uno. 


Ora, nella Lega e nei suoi militanti c'è voglia di "pulizia etnica", ma è nel paese intero che sta sorgendo, dopo il caso Lusi, dopo Belsito, dopo le cozze pelose del sindaco di Bari Michele Emiliano, una voglia pericolosa di un piazzale Loreto del giorno d'oggi. Proprio come accadde dopo Tangentopoli. In molti gridarono, allora, alla seconda Repubblica: oggi è ancora più chiaro che quella Repubblica non sia mai nata, oppure - che è in fondo la stessa cosa - sia nata morta perché i metodi sono gli identici della prima. Lega compresa. 


Il Paese chiede, sempre più, la nascita di una terza Repubblica, dove possibilmente i protagonisti delle prime due si facciano da parte. Non sarà un'impresa semplice, ma le monetine fuori dal Raphael a Bettino Craxi sono di nuovo in agguato. E, stavolta, potrebbero essere più pesanti.