giovedì 29 dicembre 2011

Il genero ideale: grazie, no

Siamo passati dai satiri ai timorati di Dio che parlano poco e vestono banale. E' questo ciò che più temo

 

Siamo passati dai (ridicoli) contratti con gli italiani di Silvio Berlusconi a Porta a Porta ai grafici illustrati da Mario Monti, che durante la conferenza di stampa di fine anno con i giornalisti ha pensato di essere di nuovo in Bocconi e si è messo a tenere una lezione sullo spread, aggiungendo che non lo demonizza né quando sale, né quando scende. Che è un po', con parole diverse, ciò che diceva Berlusconi. Cambiare tutto per cambiare nulla? Naturalmente no. Il solo pensiero di non vedere più nelle istituzioni nani e ballerine del circo barnum berlusconiano è stato un sollievo per tanti, me compreso. Era necessario, ma non è sufficiente.

Non mi addentro in considerazioni da economista perché non lo sono, né in accuse di non tagliare dove si potrebbe, anzi dovrebbe (la difesa, ad esempio) perché illustri politici lo dicono e lo ripetono. Faccio una semplice considerazione socio-linguistica. Nel corso della conferenza, Monti ha abbozzato una battuta che faceva più o meno così: Per i tedeschi sono il genero ideale. Parlo poco, vesto banale. Intanto, è vero. Ed è la cosa che più di tutte non mi piace.

Sembra che in Italia o esistono i satiri alla Berlusconi o i "generi ideali" timorati di Dio alla Monti. Non è così ed io sono stanco dei generi ideali: quelli che vanno bene per ogni stagione, che ti dicono "dobbiamo fare così" senza però scomodare chi non bisogna scomodare perché magari non sta bene farlo. Sono tanti i generi ideali, in ogni campo. Quelli alla Beppe Severgnini, ad esempio, che scrivono su tutto e su tutti e ti vogliono spiegare il senso delle cose, o come loro credono il buonsenso. Quelli alla Fabio Fazio, che ha certamente il merito di portare in tv personaggi che mai vi andrebbero, ma forse perché gli stessi già sanno che saranno incensati. Ma parlo anche di persone non famose che conosco, anche amici che magari dicono che "devono" fare una cosa perché in fondo è giusto così. E se non lo fosse? E se il genero ideale fosse semplicemente qualcuno di onesto e corretto, a prescindere dalla sua vita privata e dalle sue credenze? Per me è così e non mi identificherò mai con i generi ideali di cui sopra.

sabato 24 dicembre 2011

Un natale senza tiranni

Il 2011 è stato un anno importante. Ci ha privati di soggetti come Osama Bin Laden, anche se sarebbe stato molto meglio prenderlo vivo invece che morto (vero Mr. Nobel per la pace Obama?). Ha ridato speranza al bacino del Mediterraneo con la fine dei regimi di Hosni Mubarak e, soprattutto, di Gheddafi. Ha registrato, pochi giorni fa, la morte del "caro leader" Kim Jong Il: ora la Corea del Nord sarà retta da un "triumvirato"con a capo il figlio, che sembra uno di quei bambini viziati in sovrappeso. Potrebbe dimostrarsi cruento quanto il padre, ma anche no.

Sono inoltre caduti "regimi" democratici come il nostro, o come quello di Jadranka Kosor in Croazia, ossia Silvio senza televisioni, ma con gli stessi problemi di corruzione e la stessa follia a dire che un paese con il 23 per cento di disoccupazione è florido. I croati, stavolta, non hanno gradito. E oggi oltre 100mila russi hanno fatto sentire il loro fiato sul collo a Vladimir Putin. Chissà se la fine del 2011 o l'inizio del 2012 non ci portino qualche altra buona notizia.

domenica 18 dicembre 2011

Vaclav Havel, l'uomo di velluto

Oggi ci ha lasciati Vaclav Havel, uno dei pochi leader dell'est europa che noi "occidentali" ricordiamo e ricordiamo con piacere. Charta 77, la "rivoluzione di velluto", il carcere, la drammaturgia, la presidenza della Cecoslovacchia e poi della Repubblica Ceca, l'amicizia con il Dalai Lama, il ritiro dalla vita pubblica per scrivere l'ultima sua opera.

Dal dissenso al consenso, Vaclav Havel era uno degli uomini che tutti dovremmo provare ad essere. Non per diventare presidenti della repubblica o grandi drammaturghi, ma per difendere le nostre idee e dialogare senza evitare il conflitto, né sopprimendolo, ma accettandolo come fatto naturale e provando a trasformarlo in qualcosa di costruttivo.

Oggi, di uomini simili, non ce ne sono tanti. Dobbiamo darci da fare.

lunedì 12 dicembre 2011

Se Jovanotti e Monti potessero servire a qualcosa

Posso dire qualcosa di impopolare? A me, della manovra di Mario Monti, frega poco: nel senso che non la trovo così scandalosa (sebbene molto migliorabile) e che qualsiasi manovra di chiunque susciterebbe lamenti. A me frega anche poco di Jovanotti: nel senso che è un cantante che non amo e di cui mal digerisco gli atteggiamenti da predicatore.

Che c'entrano Mario e Lorenzo assieme? Molto. Perché a me frega della morte di oggi di Francesco Pinna, studente di 20 anni che per arrotondare faceva lavori pesanti come montare il palco del concerto che Jovanotti avrebbe dovuto tenere stasera a Trieste. A 5 euro l'ora. Quel palco è crollato e Francesco è morto.

Questo incidente cambierà qualcosa nel triste capitolo delle morti sul lavoro? Forse sì, se Jovanotti facesse un appello meno da predicatore, ma da uomo concreto, e se il ministro dei lavori pubblici del governo Monti intraprendesse azioni al riguardo. Ed entrambi farebbero qualcosa di utile per il paese, manovra (e canzoni) a parte.