giovedì 22 marzo 2012

In Nuova Zelanda è 'panico Marmite'. E se noi restassimo senza Nutella?

E dunque agli antipodi, in Nuova Zelanda, è il caos: l'unica fabbrica nel paese dei kiwi che produce il Marmite, la (per il nostro palato disgustosa) crema da spalmare che ogni neozelandese mangia a colazione, ha finito le scorte perché danneggiata dal terremoto e riprenderà a luglio. Risultato: gli scaffali sono vuoti e anche il premier ne ha parlato, suggerendo come "toppa" per questi mesi di comprare la sorella australiana Vegemite e quindi, come ovvio, suscitando le ire dei tradizionalisti.

E' un po'come se lo stabilimento Ferrero di Alba dovesse chiudere per mesi e Mario Monti, che forse non mangiava Nutella nemmeno da bimbo - se mai bimbo è stato - ci suggerisse di comprare la crema della Valsoia. Forse sarebbe l'unica cosa per cui la quasi totalità del paese, da Storace a Diliberto (a cui consigliamo di fare attenzione alle t-shirt), scenderebbe in piazza. Del resto, che mondo sarebbe senza Nutella? Altro che articolo 18

giovedì 8 marzo 2012

Il problema non è Dalla

La libertà è difficile e fa soffrire, cantava Lucio Dalla in uno dei brani della trilogia scritta con Roberto Roversi. Recentemente, Dalla stesso dichiarò fosse questo il verso di Roversi che più gli rimase impresso: c’è un bel filmato su You Tube al riguardo. Di certo non lo disse per caso e forse potrebbe chiudersi qui la polemica su Dalla che non ha rivelato al mondo di essere gay e sul compagno Marco Alemanno, definito nei modi più svariati dalla stampa.

Durante In mezz’ora di domenica scorsa, Lucia Annunziata ha affrontato il tema, lanciando come noto un’equazione provocatoria, vale a dire: se non dici di essere gay, ti fanno anche i funerali in una cattedrale. Fermo restando che nessuno è obbligato a rivelare qualcosa, questo è un ragionamento che rischia di farci guardare il dito invece della luna, oltre ad accanirci morbosamente sul privato di una persona. Ed è ciò che gli ospiti di Annunziata hanno, con parole diverse, sottolineato. Perché ciò che è davvero importante è che, sul piano politico, non ci sono tuttora in Italia gli strumenti per far sì che ognuno di noi possa, volendo, vivere senza remore la propria sessualità. Il problema, insomma, non è Dalla. Il problema è che, se qualcuno l’avesse scordato, questo è ancora il medesimo Parlamento che ha convalidato che Ruby fosse la nipote di Mubarak.

E allora, bene ha fatto in trasmissione l’onorevole Paola Concia a ricordare che è da tre mesi che sta chiedendo un appuntamento a Elsa Fornero. E altrettanto bene ha fatto Aurelio Mancuso (Equality Italia) a ricordare che la legge anti omofobia e i diritti per le coppie gay si ottengono facendo pressione sul mondo etero. L’Italia non è più omofoba di altri paesi, è il fortino di Montecitorio che non vuole affrontare il tema. Perché se si affronta con coraggio, non c’è Chiesa che tenga: da buddista praticante, posso dire che in questo caso la Chiesa è la “causa esterna” del problema, ma la radice di ogni nostro comportamento sta nella nostra “causa interna”, che nel caso del Parlamento è – sulle tematiche dei diritti civili come su molte altre – un immobilismo ormai non più tollerabile. E non si tratta nemmeno di destra e sinistra: nel Regno Unito, David Cameron – che non è esattamente un leader progressista – sta tendendo testa ai vescovi sulle unioni gay. E infine, non si tratta nemmeno di governo tecnico: sempre Mancuso, in trasmissione, bene ha fatto a stuzzicare Mario Monti al riguardo e a ricordare che anche l’economia si avvantaggia con il miglioramento dei diritti civili. Perché, se non si fosse capito, non c’è “causa esterna” che tenga: i movimenti sempre più compositi per una maggiore equità (omo o etero che sia) proseguono il loro cammino. Consci del fatto che la libertà è difficile e fa soffrire.