Stasera Gilda è riuscita a non dover aspettare per forza la chiusura di Wall Street. Il turno è coperto a sufficienza e ha chiesto un’ora di permesso. Per oggi gli indici di New York possono tranquillamente andare a farsi fottere.
Mancano cinque minuti alle nove. Potrebbe già spegnere il pc e infilarsi il cappotto sportivo che ha da poco preso in saldo, ma non lo fa. Tutte le sue colleghe di turno lo farebbero, lei no. Irreprensibile sul lavoro, mai un richiamo, mai una disattenzione, mai una telefonata personale. Rapporti di estrema cortesia con tutti, ma fuori da quell’open space asettico al quinto piano della Borsa di Milano li dimentica fino a quando li rivede il giorno dopo.
Dà ancora una rapida occhiata a un paio di quotazioni fluttuanti. Tutto comunque nella norma. Alza gli occhi un secondo dallo schermo e puntualmente scorge a una decina di metri quel porco del suo capo che la sta osservando. Flavio ha per lungo tempo provato a corteggiarla, quasi per un anno da quando Gilda è entrata in Borsa. Tutto sommato con discrezione, senza spingersi a livelli pericolosi di mobbing. Era facile capire che lei non sarebbe stata zitta. La sua condotta non le viene però naturale, non è nella sua indole essere completamente impenetrabile a qualsiasi stimolo da parte dell’ambiente sociale che la circonda. Niente affatto. Ma ha deciso così. Sono ormai passati quattro anni dal suo primo giorno di lavoro e nulla da quel giorno è cambiato. (...)