venerdì 6 aprile 2012

L'Umberto dopo Silvio: il tramonto dei totem

Anche i totem, abbiamo visto, hanno la loro data di scadenza. E' il turno di Umberto Bossi, che da leone ferito accusa i magistrati di Roma ladrona, incolpa se stesso di aver scelto i figli prima della Lega e, con un colpo di coda, lascia un velo di suspence sulla sua ricandidatura. Che non avverrà. Ma Bossi, come il suo amico (e a volte nemico) Silvio Berlusconi, non può e non vuole uscire di scena, almeno non del tutto.


I due, entrambi in età da bocciofila, sanno di essere sul viale del tramonto: infatti, mettono in scena un dialogo a distanza in pieno stile De Amicis. Per Silvio, le dimissioni di Umberto sono "un colpo al cuore". Umberto ricambia, dicendo: "Berlusconi ci sarà rimasto male". 


Oggi, a pochi mesi di distanza dalle dimissioni di Berlusconi, la politica perde l'altro leader dei partiti fondati sul capo, seppur molto diversi. Forza Italia nacque in laboratorio, la Lega dai mal di pancia popolari che Bossi seppe intercettare. Dalla parte di Berlusconi, manager rampanti e starlette. Da quella di Bossi, dentisti bergamaschi e pasionarie badanti. Di qui, i circoli della Libertà, dei quali ancora è incerta l'esistenza. Di qua, le sezioni valligiane che fomentavano il popolo delle partite Iva. In comune, una grande strategia comunicativa, finché è durata. E finché, soprattutto per la Lega, non è tornata indietro con il "così fan tutti" dello scandalo che stiamo scoprendo in questi giorni. Il bello, probabilmente, deve ancora venire. E forse, data la vena mitologica della Lega, non è da escludersi un'epurazione in stile rupe tarpea di un po' della sua classe dirigente. Tanto per cominciare, Luca Zaia ha dato la sua opinione sul Trota Renzo Bossi, dicendo:  "In famiglia ne basta uno. Sennò, facciamo come i baroni dell'università o come negli ospedali". Un altro colpo al cuore per il Senatùr. Sipario. 

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