giovedì 30 dicembre 2010

Nulla imbarazza D'Alema. Nemmeno lui stesso

Baffino è ben lontano dalla pensione e continua a sputare sentenze


Baffino D'Alema parla, troppo, in questi giorni. Ora dice che un'eventuale alleanza che vada da Fini a Vendola, passando per Casini, "non ci imbarazza". Infatti, siamo noi quelli imbarazzati.

Nella rubrica "Vergognamoci per lui" di Giornalettismo, Massimo Zamarion oggi fa un ritratto perfetto di D'Alema. Eccolo:

Nato e cresciuto in una caserma comunista, meravigliosamente confacente alla sua natura, ha sempre avuto nel sangue il senso dell’ordine, delle gerarchie, del silenzio. Il paradiso d’alemiano è un mondo in cui non c’è spazio per bambini sciocchi che diano o chiedano spiegazioni. Ognuno al suo posto, compresi i compagni magistrati. Emotivamente incapace di dibattere e di graduare i giudizi, parla per sentenze. Tagliente, ma senza la minima ironia che non sia maligna. Se ad un tizio coi baffetti conversando con l’ambasciatore americano nel 2007 – l’anno delle intercettazioni delle telefonate fra i compagni Consorte, Fassino e D’Alema in merito a banche da conquistare – scappò di dire “che la magistratura è la più grande minaccia allo stato italiano” quello è lui sputato. Frutto evidente di un fraintendimento, smentisce ora l’interessato con una secca nota scritta. E’ “evidente”, quindi siete pregati di crederci: è un ordine. Ma voi abbiate pietà. Fate finta di niente: ormai è un colonnello in pensione.

Temo che la conclusione di Zamarion non sia però esatta. D'Alema a parer mio è ancora lontano dalla pensione, sempre se non si troverà la forza di mandarlo in mobilità. Potremmo chiederlo a Marchionne, che è un esperto.

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